Per riflettere...

Omelie e spunti da "portare a casa" all'uscita dalla Messa domenicale

Pensiamo di fare cosa gradita ai nostri "internauti" mettendo a disposizione sul nostro sito, le omelie di don Giuseppe Cavalli, sacerdote che segue le attività missionarie genovesi, Rettore della Confraternita di Sant'Erasmo (Morte ed Orazione) di Genova-Quinto (vedi link nella sezione "siti internet attinenti"). Le sue parole e riflessioni potete leggerle e "scaricarle" (se volete) qui di seguito (una volta aperta la lista che interessa, clikkare sulla data che interessa)... sperando che possano costituire un momento di sosta per lo spirito e siano utili per una buona meditazione, per poi passare all'azione (che è il passaggio più impegnativo, ma necessario, per non tenere separate la fede dalla vita) - N.B.: le omelie sono elencate in divenire quindi occorre andare alla loro pagina-indice, eventualmente aggiornarla (F5) e quindi selezionare la data e relativa omelia che interessa).

PRESEPE e dintorni

Oltre all'aspetto religioso, il Presepe porta anche quello di essere simbolo ed esortazione alla fratellanza, all'integrazione (tant'è vero che la scena della Natività viene ambientata un po' in tutti i contesti possibili), al superamento delle barriere che alcuni umani stupidamente frappongono fra se e i propri "prossimi" ritenuti tali solo in determinate occasioni. Di conseguenza c'è da indignarsi per le "levate di scudi" di certi "puristi" che vorrebbero "scansionare" addirittura la grotta di Betlemme, caso mai qualcun'altro volesse "inquinare" lo scenario da essi soggettivamente "purificato" da visioni più o meno fideiste: secondo questi "maestri del libero pensiero", la riproposizione di un Presepe che continua a tener presenti gli scenari con riferimenti religiosi, multietnici, ecc., lede la libertà religioso-culturale ecc. di chi, magari, neppure si cura del Presepe perché non fa parte della propria cultura di provenienza. Dunque non si puo' che gioire alle notizie di chi, in controtendenza con l'imperante relativismo, crea presepi anche interreligiosi, accoglienti, magari "non canonici" ma nondimeno molto vicini allo spirito natalizio. Del resto la storia attesta che nella Palestina di 2000 anni fa convergevano popoli e culture diverse... che anche oggi cercano nel Messia certezze e prospettive che non possono essere valutate con criteri che sono solo (di alcuni soggetti) terreni.

FRANCESCO

Ringraziamo il nostro amico Giacomo Prati che ci ha fornito questa versione "per punti" dell'omelia della Messa di inizio pontificato di Papa Francesco (19.03.2013) - Considerandola, si può affermare che si tratta di una vera e propria "regola di azione" valida per ogni cristiano.

"IL MIO SERVIZIO PER I POVERI E GLI ULTIMI" - "Non dimentichiamo mai che IL VERO POTERE E' IL SERVIZIO e che anche il Papa per esercitare il potere deve entrare sempre piu' in quel servizio che ha il suo vertice luminoso sulla Croce". E' questo il messaggio che il nuovo Pontefice, Francesco, ha consegnato alla Chiesa nell'omelia della messa d'inizio Pontificato. Anche il Papa, ha affermato, "deve guardare al servizio umile, concreto, ricco di fede, di san Giuseppe e come lui aprire le braccia per custodire tutto il Popolo di Dio e accogliere con affetto e tenerezza l'intera umanita', specie i piu' poveri, i piu' deboli, i piu' piccoli, quelli che Matteo descrive nel giudizio finale sulla carita': chi ha fame, sete, e' straniero, nudo, malato, in carcere". "Solo chi serve con amore - ha scandito Papa Francesco - sa custodire!". "Oggi - ha osservato - insieme con la festa di san Giuseppe celebriamo l'inizio del ministero del nuovo Vescovo di Roma, Successore di Pietro, che comporta anche un potere. Certo, Gesu' Cristo ha dato un potere a Pietro, ma di quale potere si tratta? Alla triplice domanda di Gesu' a Pietro sull'amore, segue il triplice invito: pasci i miei agnelli, pasci le mie pecorelle". "Custodire Gesu' con Maria, custodire l'intera creazione, custodire ogni persona, specie la piu' povera, custodire noi stessi: ecco - ha poi ripetuto quasi alla fine dell'omelia - un servizio che il Vescovo di Roma e' chiamato a compiere, ma a cui tutti siamo chiamati per far risplendere la stella della speranza". "Custodiamo con amore cio' che Dio ci ha donato", ha chiesto infine il Papa rivolto ai circa 200mila presenti. "Custodire il creato, ogni uomo e ogni donna, con uno sguardo di tenerezza e amore, e' aprire l'orizzonte della speranza, e' aprire uno squarcio di luce in mezzo a tante nubi, e' portare il calore della speranza! E per il credente, per noi cristiani, come Abramo, come san Giuseppe, la speranza che portiamo ha l'orizzonte di Dio che ci e' stato aperto in Cristo, e' fondata sulla roccia che e' Dio".

IL PAPA CHIEDE L'INTERCESSIONE DI SAN FRANCESCO - "Chiedo l'intercessione della Vergine Maria, di san Giuseppe, dei santi Pietro e Paolo, di san Francesco, affinche' lo Spirito Santo accompagni il mio ministero, e a voi tutti dico: pregate per me! Amen". Con queste parole Papa Francesco ha concluso la sua omelia nella messa d'inizio Pontificato.

NON AVERE PAURA DEL CIELO GRIGIO - "Anche oggi davanti a tanti tratti di cielo grigio, abbiamo bisogno di vedere la luce della speranza e di dare noi stessi speranza". Lo ha affermato Papa Francesco nell'omelia della messa d'inizio Pontificato. "San Paolo - ha ricordato - parla di Abramo, il quale 'credette, saldo nella speranza contro ogni speranza'". "Saldo nella speranza, contro ogni speranza!", ha ripetuto alla folla di oltre 200mila fedeli il nuovo Pontefice.

NON ABBIAMO PAURA DELLA TENEREZZA. L'ODIO SPORCA LA VITA - "Non dobbiamo avere paura della bonta', anzi neanche della tenerezza!". Papa Francesco ha inserito questa raccomandazione nell'omelia della messa d'inizo Pontificato, "un'ulteriore annotazione", l'ha definita. "Il prendersi cura, il custodire chiede bonta', chiede di essere vissuto con tenerezza", ha spiegato. "Nei Vangeli, san Giuseppe - ha ricordato - appare come un uomo forte, coraggioso, lavoratore, ma nel suo animo emerge una grande tenerezza, che non e' la virtu' del debole, anzi, al contrario, denota fortezza d'animo e capacita' di attenzione, di compassione, di vera apertura all'altro, di amore". "Non dobbiamo - si e' raccomandato il nuovo Papa - avere timore della bonta', della tenerezza". "Ricordiamo che l'odio, l'invidia, la superbia sporcano la vita!". Lo ha detto Papa Francesco nell'omelia della messa d'inizio Pontificato, spiegando che "custodire vuol dire allora vigilare sui nostri sentimenti, sul nostro cuore, perche' e' da li' che escono le intenzioni buone e cattive: quelle che costruiscono e quelle che distruggono!".

L'APPELLO AI POLITICI - "Vorrei chiedere, per favore, a tutti coloro che occupano ruoli di responsabilita' in ambito economico, politico o sociale, a tutti gli uomini e le donne di buona volonta': siamo 'custodi' della creazione, del disegno di Dio iscritto nella natura, custodi dell'altro, dell'ambiente; non lasciamo che segni di distruzione e di morte accompagnino il cammino di questo nostro mondo". Sono le parole di Papa Francesco nell'omelia della messa d'inizio Pontificato. "Ma - ha aggiunto - per 'custodire' dobbiamo anche avere cura di noi stessi!".

CI SONO ERODI MODERNI - Quando l'uomo viene meno alle sue responsabilita', "quando non ci prendiamo cura del creato e dei fratelli, allora - ha denunciato Papa Francesco nell'omelia della messa d'inizio Pontificato - trova spazio la distruzione e il cuore inaridisce". Secondo il nuovo Pontefice, "in ogni epoca della storia, purtroppo, ci sono degli "Erode" che tramano disegni di morte, distruggono e deturpano il volto dell'uomo e della donna".

AVERE CURA DI BAMBINI E ANZIANI - A tutti gli uomini, e non solo ai cristiani, Papa Francesco ha chiesto nell'omelia della messa d'inizio Pontificato di "custodire la gente, l'aver cura di tutti, di ogni persona, con amore, specialmente dei bambini, dei vecchi, di coloro che sono piu' fragili e che spesso sono nella periferia del nostro cuore". Tutti debbono, ha continuato, "aver cura l'uno dell'altro nella famiglia: i coniugi si custodiscono reciprocamente, poi come genitori si prendono cura dei figli, e col tempo anche i figli diventano custodi dei genitori". Da Papa Francesco anche l'esortazione a "vivere con sincerita' le amicizie, che sono un reciproco custodirsi nella confidenza, nel rispetto e nel bene". "In fondo - ha osservato il Pontefice - tutto e' affidato alla custodia dell'uomo, ed e' una responsabilita' che ci riguarda tutti. Siate custodi dei doni di Dio".

NON SOLO I CRISTIANI DEVONO CUSTODIRE - "Custodiamo Cristo nella nostra vita, per custodire gli altri, per custodire il creato!". Lo ha chiesto Papa Francesco nell'omelia della messa d'inizio Pontificato. "La vocazione del custodire - ha spiegato - non riguarda pero' solamente noi cristiani, ha una dimensione che precede e che e' semplicemente umana, riguarda tutti". "E' - ha scandito il nuovo Pontefice - il custodire l'intero creato, la bellezza del creato, come ci viene detto nel Libro della Genesi e come ci ha mostrato san Francesco d'Assisi: e' l'avere rispetto per ogni creatura di Dio e per l'ambiente in cui viviamo".

DIO COSTRUISCE CON PIETRE VIVE - Sul modello di San Giuseppe, Papa Francesco vuole essere un custode della Chiesa che "nella costante attenzione a Dio", sara' "aperto ai suoi segni, disponibile al suo progetto, non tanto al proprio". "E' quello che Dio - ha spiegato nell'omelia della messa d'inizio del suo Pontificato - chiede a Davide: Dio non desidera una casa costruita dall'uomo, ma desidera la fedelta' alla sua Parola, al suo disegno; ed e' Dio stesso che costruisce la casa, ma di pietre vive segnate dal suo Spirito". Per Papa Francesco, San Giuseppe "e' 'custode', perche' sa ascoltare Dio, si lascia guidare dalla sua volonta', e proprio per questo e' ancora piu' sensibile alle persone che gli sono affidate, sa leggere con realismo gli avvenimenti, e' attento a cio' che lo circonda, e sa prendere le decisioni piu' sagge". "In lui cari amici - ha detto ancora Bergoglio - vediamo come si risponde alla vocazione di Dio, con disponibilita', con prontezza, ma vediamo anche qual e' il centro della vocazione cristiana: Cristo!".

CUSTODIRE LA CHIESA CON DISCREZIONE E IN SILENZIO - Papa Francesco si da' per modello Giuseppe, al quale "Dio affida la missione di essere custos, custode di Maria e di Gesu'; ma - ha ricordato il nuovo Pontefice nell'omelia della messa d'inizio Pontificato - e' una custodia che si estende poi alla Chiesa". Una custodia, ha scandito, che "Giuseppe esercita con discrezione, con umilta', nel silenzio, ma con una presenza costante e una fedelta' totale, anche quando non comprende". In merito Bergoglio ha citato il beato Giovanni Paolo II: "San Giuseppe, come ebbe amorevole cura di Maria e si dedico' con gioioso impegno all'educazione di Gesu' Cristo, cosi' custodisce e protegge il suo mistico corpo, la Chiesa, di cui la Vergine Santa e' figura e modello"."Dal matrimonio con Maria fino all'episodio di Gesu' dodicenne nel Tempio di Gerusalemme, Giuseppe - ha rilevato Papa Francesco - accompagna con premura e con amore ogni momento. E' accanto a Maria sua sposa nei momenti sereni e in quelli difficili della vita, nel viaggio a Betlemme per il censimento e nelle ore trepidanti e gioiose del parto; nel momento drammatico della fuga in Egitto e nella ricerca affannosa del figlio al Tempio; e poi nella quotidianita' della casa di Nazaret, nel laboratorio dove ha insegnato il mestiere a Gesu'".

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